La località "Casa Torregiani" a Montecalvo Versiggia (PV), fotografata per via satellitare nell'anno 2006; in essa i Torregiani erano già saldamente attestati nel XVI secolo. La frazione giunse al suo massimo sviluppo alla fine del XIX secolo, arrivando a contare 50 abitanti, mentre alla fine del 1600 e nei primi anni del 1700 la popolazione si attestava intorno ai 20 abitanti. Si tratta di un toponimo chiaramente derivato dal nome della famiglia che vi abitava, i Torregiani appunto, chiamati tra il 1500 ed il 1700 anche Toresani o Torsani; e lo stesso vale anche per la frazione a cui diedero il nome.

LA STORIA. La famiglia Torregiani è originaria di Montecalvo (dal 1863 denominato Montecalvo Versiggia), un comune dell'Oltrepò Pavese (Provincia di Pavia, Regione Lombardia, Italia).

Non è facile spiegare con certezza la sua provenienza; un’ipotesi suggestiva, ed anche molto verosimile, è che discenda da un ramo cadetto della nobile famiglia dei Torrigiani di Firenze, ramo che dovette fuggire da quella città nella seconda metà del 1300 a causa delle sanguinose guerre tra guelfi e ghibellini, valicando l’Appennino e stanziandosi nei primi anni del 1400 a Mantova e nel Mantovano (Asola), in piena Pianura padana, con il cognome Toresani (De Torexianis). Da qui la diaspora è proseguita lungo il versante nordico collinare dell’Appennino settentrionale, per giungere verso occidente fino all’Oltrepò pavese.

I documenti più antichi reperibili nella parrocchia di S. Alessandro martire di Montecalvo dimostrano come la famiglia Torregiani già nel XVI secolo fosse saldamente insediata in una di queste frazioni, tanto da darle il nome; ed ancor oggi essa viene denominata Casa Torregiani (anticamente "Cà de' Toresani").

I dati genealogici certi, desumibili dai libri parrocchiali, mostrano come nella seconda metà del 1600 abitassero in quella località degli agricoltori "benestanti" che portavano questo cognome; tra essi Agostino Toresani (1658-1723), sua moglie Margherita Alberici (1665-1694) ed i loro figli; uno di essi, Francesco Maria (1682-1767), stipulò uno dei primi atti notarili pavesi, da annoverare tra i più importanti per la storia dell’agricoltura delle colline oltrepadane, poiché si tratta di una delle prime testimonianze scritte dell’irreversibile passaggio dall'enfiteusi alla mezzadria.

Da tale primitivo ceppo, vuoi anche per l'assai più frequente filiazione maschile, il cognome tuttora fiorisce nell'Oltrepò pavese orientale (Broni e Stradella), nel basso Piemonte (Alessandrino), nel Milanese (Brianza) e nelle città di Trento e di Genova. E piano piano dal primitivo Toresani, latinizzazione del dialettale "Tursan", si è trasformato nell'attuale Torregiani, passando anche attraverso la modifica ottocentesca introdotta da qualche curato, che lo trascrisse erroneamente con la doppia G.

L’albero genealogico che è stato possibile ricostruire fino ad oggi riunisce ben 12 generazioni, le ultime due ancora viventi, 9 delle quali hanno sempre vissuto in località Casa Torregiani di Montecalvo Versiggia (PV), dove la famiglia possedeva gran parte dei terreni coltivabili.

Un'indicazione stradale piena di storia, in una fotografia del 25 settembre 2004

"Memento mori, frater; hodie mihi, cras tibi" (da una nota a margine di uno dei liber mortuorum millesettecenteschi della parrocchia di Montecalvo)

La storia del casato dei Torregiani, che oggi, a ricerche non ancora concluse, vanta un albero genealogico di ben 5600 antenati, è racchiusa nel libro a carattere genealogico scritto da Federico Torregiani: “I Torregiani di Montecalvo Versiggia. Storia di una famiglia d’Oltrepò”, di pagine 232, edito nell’Aprile del 2012 per i tipi di EDO – Edizioni Oltrepò di Voghera.

Si tratta della storia dell'Oltrepò pavese raccontata attraverso 10 generazioni famigliari alle prese con le vicissitudini dei loro tempi e con la povera e dura, ma sana, economia caratterizzante l'agricoltura delle colline pavesi, oggi prevalentemente coltivate a vigneto.

Ecco un'anteprima del libro; lo trovi in vendita su E-bay al prezzo di € 20,00 oppure puoi richiederlo direttamente all'Autore, scrivendo a questo indirizzo e-mail: federico@torregiani.it

Il libro, in questi anni è stato oggetto diverse recensioni, tra cui quelle del quotidiano "OggiCronaca", del settimanale "La Provincia Pavese", del magazine "Oltrepò Mondo" e di altri forum e/o portali dedicati alla cultura ed alla genealogia.

Lo stemma dei Torregiani di Montecalvo, tratto dalla XXXIII edizione dell'Annuario della Nobiltà Italiana (2015-2020, Volume II, Parte III Cavalleresca).

ARMA: d’azzurro alla torre d’argento, merlata di tre pezzi alla guelfa, aperta e finestrata di due pezzi del campo, murata di nero, accompagnata da tre stelle d'oro di sei raggi, due nei fianchi ed una in punta. Timbrato da un elmo di acciaio argentato, cordonato in oro e foderato di rosso, con ventaglia chiusa, bavaglia aperta, gorgiera fregiata di collana e medaglia, posto di tre quarti a destra, con cercine (burletto) e svolazzi (lambrecchini) d'azzurro, piegati d'argento. Per cimiero, una corona di nobile.

(Clicca qui per leggere la DESCRIZIONE dettagliata dello stemma)

 

La nobiltà della famiglia è di natura cavalleresca ed è di origine recente; Federico Torregiani è socio ordinario dell'Unione della Nobiltà d'Italia, organismo che fa capo al Principe Don Alberto Giovannelli.

Come tale il titolo nobiliare e lo stemma hanno ottenuto la Certificación del Cronista Rey de Armas della Repubblica di El Salvador (registrato nell'Archivio Generale della Nazione, Foglio 16, Anno 2021) e la Certificación del Cronista de Armas de Castilla y León (España, N. 40, Anno 2018).

Stemma e famiglia compaiono sulla V edizione del "Libro d’Oro delle Famiglie Nobili e Notabili" d'Italia (2020, pagg. 1082-87) e sulla XXXIII edizione dell'"Annuario della Nobiltà Italiana" (2015-2020, Volume II, Parte III Cavalleresca, pag. 2340).

In Italia lo stemma è stato inoltre registrato nel 1998 dall'Accademia Italiana di Araldica (Deliberazione della Giunta Esecutiva Nazionale in data 13 Dicembre 1998, Sezione III Soci Sostenitori) e dal 2012 compare sullo Stemmario Italiano® (gestito dal Centro Studi Araldici).

"Memento mori, frater; hodie mihi, cras tibi". Nota a margine di uno dei liber mortuorum millesettecenteschi della parrocchia di Montecalvo

MOTTO: Il motto scelto dalla famiglia è: “In te Domine speravi”; esso è dipinto a chiare lettere anche sul soffitto della cappella di famiglia, presente nel cimitero di Broni (PV): "In te Domine speravi; non confundar in aeternum", tratto dal Salmo 31 (30) (1. In te, Signore, mi sono rifugiato, mai sarò deluso).

Il bisnonno lo scelse forse perché motto di Papa Benedetto XV (al secolo Giacomo Paolo Giovanni Battista della Chiesa), che fu Papa dal 1914 al 1922, pochi anni prima dell’edificazione della cappella, per esprimere “umile abbandono nelle mani della Provvidenza di Dio” e “totale e fiduciosa adesione a Cristo” (Benedetto XVI, 20.04.2005).

Il motto fu divisa anche di due nobili famiglie piemontesi, e cioè i Della Chiesa di Cervignasco (CN) ed i Franchi Verney, originari della Manta (CN); lo fu inoltre anche del famoso Pompeo Colonna Domicelli (1532), vescovo di Rieti e poi cardinale di SRC e vicerè di Napoli, noto per le frequenti ed aspre brighe con il pontefice Clemente VII.

Attualmente è il motto di S.E.R. Mons. Fabio Dal Cin, Arcivescovo Prelato di Loreto, Delegato Pontificio per il Santuario della Santa Casa e per la Basilica di Sant'Antonio in Padova.

L'albero genealogico in linea retta dei Torregiani di Montecalvo Versiggia

Questa è la genealogia della famiglia Torregiani, che si estende dal XVII al XXI secolo; sono circa 4 secoli di storia, a partire da Francesco Torisano, 1a generazione oggi nota, fino alla 12a generazione, costituita dai figli di Federico: Cesare Federico (1998), Ufficiale della Marina Militare italiana, e Claudio Pietro Federico (2000), studente universitario.

Ovviamente qui sono rappresentati solo gli antenati in linea diretta, perché l’albero genealogico completo, con tutto quello che è stato raccolto in 20 anni di ricerche nelle parrocchie dell’Oltrepò pavese, comprende 5601 persone, per un totale di 711 diversi cognomi, distribuiti nell’arco di 17 generazioni, in un periodo temporale che va dal 1560 circa, a tutt’oggi.

Clicca qui per vedere l'albero genealogico per quarti del Dr. Federico Torregiani, oppure qui per vedere il suo DNA, la cui analisi permette di valutare approssimativamente l'origine etnica di un individuo (in questo caso per il 60% italiana, per il 20% britannica e per il 15% greca). 

Federico Torregiani, appartenente alla undicesima generazione conosciuta dei Torregiani di Montecalvo.

Il Dr. Federico Giovanni Claudio Maria Torregiani, medico chirurgo, specialista in Medicina Legale e delle Assicurazioni, dignitario di numerosi ordini cavallereschi, è attualmente Medico di Medicina Generale presso l'ASL di Alessandria, Medico Competente per la Medicina del Lavoro ed è stato per 9 anni Presidente della Commissione Medica di Verifica del Ministero dell'Economia e delle Finanze presso la Direzione Provinciale di Alessandria, fino alla sua abolizione ex lege, avvenuta nel 2011. E' inoltre Segretario Provinciale della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (FIMMG - Sezione di Alessandria) e Consigliere dell'Ordine dei Medici e degli Odontoiatri della Provincia di Alessandria. Per un breve periodo (1980) è stato anche uno degli animatori di Radio Monte Carlo, dove ha condotto quotidianamente il programma del mattino (ore 06.30 - 9:00) con lo pseudonimo di Rodolfo.

E' autore di 32 pubblicazioni mediche, quasi tutte di primo nome, una delle quali è apparsa sulla prestigiosa rivista medica inglese "The Lancet" (Torregiani F, La Cavera C. Arthropod venom and bone marrow aplasia/rhabdomyolysis. Lancet 1989 Feb 18; 1(8634): 392-3).

Appassionatosi in giovane età di Ornitologia, è autore di 45 pubblicazioni scientifiche ed ha contribuito alla redazione dei volumi "Atlante degli uccelli nidificanti in Piemonte e Val d'Aosta - 1980-84" (1988) ed "Atlante degli uccelli nidificanti in Liguria" (1989).

Federico Torregiani sul piazzale della Scuola Militare "Teulié" di Milano

Dal 2014 la Famiglia Torregiani è diventata produttrice amatoriale di miele, che produce con un apiario stanziale di circa una decina di alveari sistemato nelle campagne di Pozzolo Formigaro (AL) e di Novi Ligure (AL); alla piccola azienda, di cui è titolare la moglie Raffaella,  è stato dato il nome di "Apicoltura Famiglia Torregiani".

L'azienda produce ogni anno circa due quintali di "Miele della Fraschèta"; esso è stato così denominato perchè prodotto in un'area pianeggiante del basso Alessandrino che viene chiamata Fraschèta in base al fatto che molti secoli fa era un'intricatissima area boschiva inframezzata da rovi, che costituiva una selva quasi impenetrabile, ed anche molto pericolosa per la presenza sia di fiere che di briganti.

Il miele viene prodotto in tre diverse  varietà: miele di acacia, miele di tiglio e miele "millefiori". Negli ultimi anni sia il miele d'acacia (2018) che il miele "millefiori" (2016, 2018 e 2020) hanno conquistato per la quarta volta il secondo premio nel concorso annuale dedicato ai Mieli Tipici del Piemonte (Premio Franco Marletto).

Dopo anni di concorsi possiamo dire che il Miele "Millefiori" della Fraschèta, oltrechè un miele di qualità, sia ormai diventato una vera e propria eccellenza del territorio piemontese, classificandosi davanti ad altri mieli prodotti da circa un centinaio di apicolture situate in località molto più interessanti dal punto di vista ambientale e naturalistico.

Molto probabilmente il motivo principale è da ricercarsi nella grande varietà di pollini che le api riescono a trovare in quest'area, non caratterizzata da monoculture, come invece avviene per altre aree pianeggianti; e dalla grande varietà di fiori e di essenze coltivate dall'uomo nei giardini domestici, dato che gli alveari sono posti al confine tra la campagna ed i centri abitati di Pozzolo Formigaro e di Novi Ligure.

Sicuramente anche il basso uso di pesticidi usati in quest'area, proprio per le caratteristiche legate alle sue coltivazioni, potrebbe avere il suo peso: non ci sono vigneti, con i loro pesanti trattamenti settimanali, ed anche i campi di mais interessano l'area più vicina alla città di Alessandria (la parte mandrogna della pianura denominata "Fraschétta"). Ed i trattamenti di diserbo, limitati al primo periodo primaverile, per fortuna non coincidono con il periodo di produzione del miele Millefiori (fine giugno - primi di agosto). Non ultimo potrebbe influire anche il metodo naturale ed artigianale di estrazione, maturazione, confezionamento e conservazione della materia prima.

𝐈𝐋 𝐌𝐈𝐄𝐋𝐄 𝐃𝐈 𝐐𝐔𝐀𝐋𝐈𝐓𝐀̀. Il concetto di qualità riferito al miele è molto complesso ed il controllo di qualità deve prevedere necessariamente l’esame organolettico e la determinazione di alcuni parametri chimico-fisici quali l’umidità (moisture), importante ai fini della conservabilità, ed il tenore di HMF (idrossimetilfurfurale, che è il principale indice di freschezza). Infatti, affinché un miele possa essere definito “di qualità”, tali parametri dovranno presentare valori più ristretti rispetto a quelli previsti dalla normativa. È noto che il limite legale imposto per il tenore di HMF sia di 40 mg/kg, mentre il limite massimo legale del tenore di acqua sia del 20%. Ma nei concorsi viene in genere richiesto un tenore di umidità inferiore al 18% e un contenuto di HMF inferiore a 10 mg/kg, altrimenti il miele non può essere definito di qualità e viene di conseguenza scartato. Bene, i circa 60 Kg. di miele “Millefiori della Fraschèta”, classificatosi al secondo posto nel concorso 2020 per i mieli di qualità del Piemonte, ha presentato un valore di HMF di 2,4 mg/kg ed un valore di umidità del 17,4%!

L'Apiario situato nella campagna di Pozzolo Formigaro

MIELE DI ACACIA. Prodotto nel mese di Maggio. Tra le caratteristiche del miele di acacia vanno ricordate la limpidezza, il profumo leggero ed il sapore delicato, ma dolcissimo. Usato come dolcificante di bevande non ne modifica il sapore. E’ l’unico tipo di miele indicato anche ai diabetici, perché è quello che contiene più fruttosio, assimilabile dall’organismo senza dover ricorrere all’insulina. È l’unico miele che i pediatri consigliano anche per i lattanti di età inferiore ai 12 mesi, come dolcificante del latte.

MIELE DI TIGLIO. Prodotto nel mese di Giugno. Colore da ambrato chiaro ad ambrato scuro a seconda delle annate, il miele di tiglio cristallizza finemente; nella nostra zona contiene una piccola percentuale di miele di Ailanto (Ailanthus altissima), che lo rende ancor più delicato, ma non consente una produzione in purezza. Oltre a riunire tutte le proprietà che ogni miele porta in dote, si distingue soprattutto per le proprietà che gli derivano dai fiori del tiglio, che vengono usati in medicina per curare il raffreddore, la tosse, la febbre, le infiammazioni, l’ipertensione, l’emicrania. Ha inoltre proprietà diuretiche, antispastiche e sedative. Consigliato per chi soffre di insonnia e per calmare la tosse e gi stati d'ansia.

MIELE DI "MILLEFIORI". Prodotto in Luglio. I principi nutritivi contenuti nel miele “millefiori” sono maggiori rispetto agli altri mieli di monoflora, in quanto sono ricchi di pollini di provenienza diversa. Contiene infatti molti minerali e antiossidanti e tende facilmente a cristallizzare. Il miele “millefiori” stimola l'intestino e l'apparato digerente; è particolarmente apprezzato per depurare il fegato e per migliorare la circolazione. Usato esternamente, è ottimo per nutrire pelle e capelli; favorisce la cicatrizzazione di bruciature e ferite ed è quindi un ottimo ingrediente per maschere naturali ed impacchi ed anche per curare l’acne.